Il
matrimonio che racchiude in sé il simbolico, quanto reale incontro di Dio con l’umanità, sua
prediletta sposa, esprime tutta la forza santificante tipica d’ogni sacramento.
Infatti, quando si parla d’azione santificante non ci si riferisce tanto al
senso associato al battesimo, quanto di rendere santo e benedetto ciò che
dall’unione coniugale sgorga, quando e voluta e fortemente compreso nella sua
sacralità. La potenza che da esso sprigiona come atto voluto da Cristo e
benedetto dalla Chiesa è quella di creare un vincolo indissolubile ed
inattaccabile. La grazia battesimale, che ci rende re, profeti e sacerdoti,
sostenuta durante la vita dalla successiva unione con il Signore nella Prima
Comunione e rafforzata dal più maturo e successivo “credo” nel Sacramento della
Confermazione, subisce un potenziamento nell’unione sponsale conseguenza della
concordanza tra due esseri viventi che, bendetti da e in Dio, fondono le loro anime
nella diversità (che non viene a cessare, ma ad essere fortemente condivisa).
Una tale unione, che solo l’Onnipotente può generare e che nessuno può
sciogliere (se non in casi eccezionalissimi per l’autorità del Tribunale della
Sacra Rota Romana) ha un effetto benedicente che si riversa da un coniuge
all’altro in relazione ai loro vissuti. Gesù ha detto: “…l'uomo lascerà il
padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne?
Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che
Dio ha congiunto” (Mt 29, 5-6). Questa espressione dell’unico e solo Rabbi Eterno
racchiude in il seme della comunicabilità dei stati matrimoniali, nel bene e
nel male. Ecco che la somma nuziale dell’uno più uno non è due, ma bensì uno, per
indicare l’inseparabilità degli atti compiti dagli sposi. Dunque, chi pensa al
bene del proprio coniuge pensa non solo al suo benessere, ma anche al proprio,
come chi reca danno e sofferenza a colui/lei che scelto per la vita eterna
genera malessere e morte anche per se stesso. Pertanto la forza redentiva di
tale sacramento di esplica non tanto in una donazione reciproca di convenienza
o meno, quanto in continui, comprensivi, caritatevoli e compassionevoli atti
d’amore che hanno come conseguenza la santificazione personale e quella
dell’unione stessa, specchio della compartecipativa dinamica Trinitaria che si
concretizza: nella condivisone dei pasti, delle proprie aspirazione, desideri,
necessità affettive, fisiche, morali, nelle problematiche d’ogni genere e così
via.
Per
comprendere l’autorevolezza di una tale comunione unitiva in senso
fisico-spirituale, una vicenda accaduta durante un esorcismo, ci farà cogliere tutta la potenza di questo
sacramento.
Un uomo,
spostato, posseduto da 27 legioni di demoni con a capo Satana in persona,
durante un’ennesima azione esorcistica, che vede il sacerdote particolarmente
stanco, si sente improvvisamente investito, dice il posseduto, da proiettili.
Si sentiva osservato dalla moglie che tuttavia resta in silenzio, ma la
sensazione, dirà il marito dopo, era che il suo pensiero fosse una minaccia
peggiore delle parole dello stesso sacerdote esorcista, tanto che il demonio
griderà alla silenziosa donna: “Zitta, zitta. Smettila con questi pensieri.
Basta. Ho paura! Ho paura!” grida Satana, “Mi stai distruggendo”. Alla fine
dell’esorcismo il marito chiederà spiegazioni alla moglie la quale, con candida
sincerità dirà: “Rivolgevo al maligno un solo pensiero: «Nel nome di Gesù, in
forza del sacramento del mio matrimonio, ti comando di andare via»”. In
definitiva la consacrazione nuziale era risultata più efficace dell’esorcismo
stesso. Sia chiaro che: nessuno, può e deve né comandare, né parlare con i
demoni, né evocarli o profferire esorcismi, i quali possono essere, come
sacramentali, amministrati solo da sacerdoti autorizzati dal Vescovo del luogo.
Tuttavia, in questo gravissimo, e forse unico nel suo genere per il numero di
demoni presenti (27 legioni!), caso di possessione, Dio ha concesso che l’unità
indivisibile intrecciata in virtù del sacramento sponsale, avesse uguale e
maggiore efficacia della preghiera di liberazione dell’esorcista. Quale il
motivo? La risposta è semplice quanto banale: l’amore puro, incondizionato e
fedele della moglie! Ella nonostante per cinque anni vivrà dissociazioni
pericolosissime ed angoscianti del marito, con la forza della preghiera e nella
fede e con l’amore, ha salvato la sua anima, la sua vita ed il matrimonio
stesso. In questo caso, il maligno si trovò, da quel momento in poi, non solo a
combattere contro Dio, nel sacerdote come consacrato e ministro stesso del
Signore, ma anche contro un’anima consacrata nel vicolo matrimoniale, e tale
unione era talmente forte che a Satana dava fastidio persino quando la donna
chiedeva un semplice bacio al marito o gli preparava il pranzo o la cena o
qualunque altra attenzione. Per il maligno ognuna di esse era una sconfitta,
perché l’unione amorevole e piena di disinteressato servizio verso il marito,
riecheggiavano lo stesso amore creaturale che animò il Creatore nel creare noi,
esseri umani. Il diavolo, brama, desidera, è spumoso di feroce odio verso le
famiglie e desidera dividerle. Da ciò, infatti, parte la degenerazione della
società: morte della famiglia equivale a
morte dell’umanità. (Per approfondire la vicenda si legga, Francesco Viasusu: "La mia possessione"; I ed. Piemme; Milano - 2012)
Concludendo
questa breve riflessione, e rivolgendomi a tutti coloro che soffrono divisioni,
separazioni e/o problemi d’ogni genere, specie in famiglia, consiglio: non
demordete mai! “Con il silenzio e la preghiera salverete i vostri matrimoni”
dirà San Pio da Pietrelcina in più di una occasione durante le sue confessioni.
Affidatevi a Maria Vergine, Madre di Dio, e con l’arma del digiuno, della Santa
messa e dell’Eucaristia quotidiana, vincerete sulle opere delle tenebre. Nulla
fa indietreggiare di più il maligno di un amore senza limiti ed incondizionato.
L’esempio? È Gesù Cristo, Il Quale versando al nostro posto fino all’ultima
goccia del suo Preziosissimo Sangue (al quale vi consiglio di consacrarvi ogni
giorno) dirà: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i
propri amici” (Gv 15,13). Sostituite amici e inserite, fratelli, sorelle, mogli,
mariti, amici e così via ed avrete la misura dell’amore di Dio per l’uomo:
infinito!
Rimando alla parte laterale del blog (colonna destra) per le preghiere dedicate alla Famiglia.
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